Capitello di S. Antonio Abate
Il capitello dedicato a S. Antonio Abate è posto all’incrocio tra le strade di via S. Antonio e via Cimitero.
Fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento, dopo la costruzione della nuova strada che conduce al cimitero, sul terreno di proprietà della famiglia Spiazzi.
Assai pregevole era la statua d’arte popolare del santo, in legno policromo, custodita all’interno del capitello ora sostituita da un affresco di una pittrice locale.
Il santo è raffigurato in abito monacale, con una lunga e folta barba. Con la mano destra regge un bastone con attaccata una campanella, con la sinistra tiene in mano il libro delle sacre scritture. Nella sua iconografia compare, oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel lunario contadino Sant’Antonio dà fertilità alla terra e alle donne, è invocato dalle zitelle, segna il prolungarsi della luce del giorno. Fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori.
Secondo una leggenda veneta, la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.
Il capitello dedicato a S. Antonio Abate è posto all’incrocio tra le strade di via S. Antonio e via Cimitero.
Fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento, dopo la costruzione della nuova strada che conduce al cimitero, sul terreno di proprietà della famiglia Spiazzi.
Assai pregevole era la statua d’arte popolare del santo, in legno policromo, custodita all’interno del capitello ora sostituita da un affresco di una pittrice locale.
Il santo è raffigurato in abito monacale, con una lunga e folta barba. Con la mano destra regge un bastone con attaccata una campanella, con la sinistra tiene in mano il libro delle sacre scritture. Nella sua iconografia compare, oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel lunario contadino Sant’Antonio dà fertilità alla terra e alle donne, è invocato dalle zitelle, segna il prolungarsi della luce del giorno. Fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori.
Secondo una leggenda veneta, la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.