Dossi e motte dell'Adige
Il termine "dosso" deriva dal latino volgare dossum che significa "rialzo del terreno, piccola altura", il quale a sua volta deriva da dorsum, cioè dorso, dorsale, banco di sabbia.
L'Adige, scorrendo lentamente sull'antico conoide, portava con sé materiali molto fini, fango e sabbie, per poi spanderli sulla pianura ad ogni piena. Queste fuoriuscite successive di sabbie e fanghi, fecero crescere lentamente, ai alti del fiume, degli argini che si elevavano sulla pianura circostante.
Quando il fiume, a seguito di una piena particolarmente violenta, sfondava uno degli argini cambiando percorso, lasciava un lunghissimo dosso serpeggiante e sopraelevato di qualche metro rispetto alla campagna circostante.
Secondo il Nicolis i dossi sono monticoli di sabbia, talora con ciottoli, elevati da 2 a 10 m. dal suolo, di forma circolare od ellittica e, quando si presentano allineati, hanno l'aspetto di argini a larghissima base e lunghi anche centinaia di metri.
Molti sono stati spianati per poter sfruttare il terreno, ma la loro traccia non è stata cancellata.
Essi rappresentano quindi l'umile avanzo degli argini formatisi per opera delle fiumane atesine e si incontrano a livelli assai bassi, fra i 30 ed i 15 m. sul livello del mare, proprio dove il fiume cessava di portare materiali grossolani e depositava le sabbie.
Nel territorio di Arcole si notano almeno tre dossi, corrispondenti ai paleoalvei più antichi dell'Adige. un dosso inizia in località "la Macchia", segue l'andamento sinuoso della strada di via Belvedere con direzione ovest-est, prosegue quindi per Marezzane di Sopra e termina nel centro di Santo Stefano di Zimella.
Più a sud, a breve distanza e quasi parallelo al primo, si riscontra un altro dosso, che comincia dall'area circostante il cimitero di Arcole per proseguire
con l'attuale tracciato della strada di via Crocette di Sopra - via Marezzane di sotto e congiungersi con il primo dosso nel centro di Santo Stefano.
Questo antico corso atesino doveva poi proseguire per Bagnolo - Spessa - Asigliano.
Il termine "dosso" deriva dal latino volgare dossum che significa "rialzo del terreno, piccola altura", il quale a sua volta deriva da dorsum, cioè dorso, dorsale, banco di sabbia.
L'Adige, scorrendo lentamente sull'antico conoide, portava con sé materiali molto fini, fango e sabbie, per poi spanderli sulla pianura ad ogni piena. Queste fuoriuscite successive di sabbie e fanghi, fecero crescere lentamente, ai alti del fiume, degli argini che si elevavano sulla pianura circostante.
Quando il fiume, a seguito di una piena particolarmente violenta, sfondava uno degli argini cambiando percorso, lasciava un lunghissimo dosso serpeggiante e sopraelevato di qualche metro rispetto alla campagna circostante.
Secondo il Nicolis i dossi sono monticoli di sabbia, talora con ciottoli, elevati da 2 a 10 m. dal suolo, di forma circolare od ellittica e, quando si presentano allineati, hanno l'aspetto di argini a larghissima base e lunghi anche centinaia di metri.
Molti sono stati spianati per poter sfruttare il terreno, ma la loro traccia non è stata cancellata.
Essi rappresentano quindi l'umile avanzo degli argini formatisi per opera delle fiumane atesine e si incontrano a livelli assai bassi, fra i 30 ed i 15 m. sul livello del mare, proprio dove il fiume cessava di portare materiali grossolani e depositava le sabbie.
Nel territorio di Arcole si notano almeno tre dossi, corrispondenti ai paleoalvei più antichi dell'Adige. un dosso inizia in località "la Macchia", segue l'andamento sinuoso della strada di via Belvedere con direzione ovest-est, prosegue quindi per Marezzane di Sopra e termina nel centro di Santo Stefano di Zimella.
Più a sud, a breve distanza e quasi parallelo al primo, si riscontra un altro dosso, che comincia dall'area circostante il cimitero di Arcole per proseguire
con l'attuale tracciato della strada di via Crocette di Sopra - via Marezzane di sotto e congiungersi con il primo dosso nel centro di Santo Stefano.
Questo antico corso atesino doveva poi proseguire per Bagnolo - Spessa - Asigliano.