Santa Maria dell'Alzana
Al confine nord del comune di Arcole, sono stati rinvenuti numerosi reperti che fanno supporre l’esistenza di una vasta necropoli. Già negli anni 1970-
’71, nel corso di alcuni lavori agricoli, sono state intaccate, nella zona posta a sud della località, delle stratificazioni
archeologiche e riportati alla luce i reperti riconducibili ad una necropoli e ad un insediamento di età imperiale.
Altri lavori di scavo, realizzati nel 1977 nella parte antistante alla chiesa, intaccarono uno strato archeologico di
epoca romana imperiale. Fra gli oggetti recuperati, vi sono un vaso antropomorfo e il fondo di una coppa in ceramica
a grattugia, con scritta propiziatoria.
Più recentemente uno scavo di sbancamento, realizzato nel 2000 in occasione di lavori per la costruzione di edifici commerciali, su un’area di circa 10.700
mq. di proprietà della LIDL ITALIA, ha messo in luce un edificio molto ampio non individuato interamente (lunghezza
documentata di ml. 23,50), con più file di ambienti affacciati su uno spazio porticato e, alle spalle dei vani,
una zona aperta occupata da strutture funzionali (pozzi, vasche, canalette, recinzioni con palizzate). Il complesso è senza dubbio pertienente a una villa o
comunque a un agglomerato rurale di una certa importanza.
La cronologia di fondazione dell’insediamento dell’Alzana è suggerita da alcuni materiali recuperati nei contesti
di scavo: un quadrante di Augusto dell’8 a.C., ceramica a vernice nera, alcuni frammenti di bicchieri tipo Aco e
di coppe tipo Sarius, vasellame in ceramica grigia veneta.
A questo periodo risale un edificio costituito da sei vani, affacciato su uno spazio aperto, delimitato da muri a sud
e a nord e un altro edificio isolato formato da tre vani accostati. Il complesso edilizio doveva comprendere sia vani
adibiti ad attività domestiche e di tipo residenziale, sia ambienti utilizzati per funzioni legate alle attività rustiche.
A distanza di qualche decennio, viene avviata la costruzione di un complesso più ampio, forse dotato anche di
una parte residenziale. La datazione di questa fase edilizia è riferita ad un orizzonte cronologico compreso entro
la prima metà del I secolo d. C..
Tra il III e IV secolo la villa subisce profonde trasformazioni ed è interessata da un incendio, presumibilmente
nel IV secolo. E’ probabile che anche dopo l’incendio il complesso abbia continuato ad essere frequentato, come
confermato dal ritrovamento di alcune monete dell’età di Costantino II (336 d. C.) e di Costanzo II (350-361 d. C.).
La villa era certamente il centro direzionale delle attività economiche connesse allo sfruttamento dei fondi
agricoli. Tra i materiali rinvenuti nello scavo dell’insediamento rustico, spicca un’olla in ceramica depurata con un
graffito recante l’indicazione del miele.
I frammenti del vaso, insieme con quelli di altri reperti, si trovavano nel terreno riportato per livellare un avvallamento
presente nello spazio aperto situato alle spalle della villa, realizzato probabilmente in una fase iniziale di
frequentazione dell’edificio, sorto in età augustea.
La presenza di un graffito ha indotto a collegare il manufatto a un contesto legato ad un’attività di vendita e di commercio. E’ probabile che il vaso,
riempito di miele prodotto forse in aree vicine, prima di entrare a far parte della dispensa domestica dei consumatori
si trovasse esposto in vendita presso qualche struttura o insediamento esterni alla villa. Non è però escluso che nella stessa azienda agricola, che
doveva collegarsi alla villa di Arcole, si producesse e vendesse miele che, all’occorrenza poteva essere oggetto di
una vendita spicciola, insieme con altri prodotti apicoli, come la cera e la propoli.
A sostenere entrambe le ipotesi sono le testimonianze epigrafiche della tarda età repubblicana-inizi dell’età imperiale, che parlano dei mellarii,
persone il cui mestiere era collegato alla vendita del miele o alla sua produzione e confezionamento.
L’apicultura doveva essere una pratica molto diffusa e sicuramente redditizia; a essa dedicano ampio spazio gli
scrittori di agricoltura come Varrone, Columella, Plinio e Virgilio, dove sono riportate numerose descrizioni circa l’apicoltura e le sue modalità. La
raccolta del miele e altri derivati della produzione delle api erano pertanto strettamente connessa all’attività della
villa rustica. All’interno dell’area occupata da quest’ultima le arnie venivano collocate in aree ben riparate, in particolare nei settori porticati.
L’uso del miele era molto diffuso nel mondo antico. Il suo impiego, durante l’età romana, era generalizzato in ambito
alimentare per le sue proprietà dolcificanti e conservanti, ma le sue qualità erano particolarmente apprezzate anche nel campo della medicina e della cosmesi in generale, nonché, sembra, nelle pratiche funerarie, come ad esempio nell’imbalsamazione dei defunti.
La villa rustica dell’Alzana era dotata di un’area funeraria collocata a nord dell’insediamento, al di là della strada
di accesso alla chiesa. Come già accennato, nella zona antistante la chiesa di Santa Maria dell’Alzana, all’inizio degli
anni Settanta nel corso di alcuni lavori agricoli sono state intaccate alcune tombe a incinerazione. Altri resti funerari
sono stati trovati più recentemente, durante la costruzione di capannoni.
Al confine nord del comune di Arcole, sono stati rinvenuti numerosi reperti che fanno supporre l’esistenza di una vasta necropoli. Già negli anni 1970-
’71, nel corso di alcuni lavori agricoli, sono state intaccate, nella zona posta a sud della località, delle stratificazioni
archeologiche e riportati alla luce i reperti riconducibili ad una necropoli e ad un insediamento di età imperiale.
Altri lavori di scavo, realizzati nel 1977 nella parte antistante alla chiesa, intaccarono uno strato archeologico di
epoca romana imperiale. Fra gli oggetti recuperati, vi sono un vaso antropomorfo e il fondo di una coppa in ceramica
a grattugia, con scritta propiziatoria.
Più recentemente uno scavo di sbancamento, realizzato nel 2000 in occasione di lavori per la costruzione di edifici commerciali, su un’area di circa 10.700
mq. di proprietà della LIDL ITALIA, ha messo in luce un edificio molto ampio non individuato interamente (lunghezza
documentata di ml. 23,50), con più file di ambienti affacciati su uno spazio porticato e, alle spalle dei vani,
una zona aperta occupata da strutture funzionali (pozzi, vasche, canalette, recinzioni con palizzate). Il complesso è senza dubbio pertienente a una villa o
comunque a un agglomerato rurale di una certa importanza.
La cronologia di fondazione dell’insediamento dell’Alzana è suggerita da alcuni materiali recuperati nei contesti
di scavo: un quadrante di Augusto dell’8 a.C., ceramica a vernice nera, alcuni frammenti di bicchieri tipo Aco e
di coppe tipo Sarius, vasellame in ceramica grigia veneta.
A questo periodo risale un edificio costituito da sei vani, affacciato su uno spazio aperto, delimitato da muri a sud
e a nord e un altro edificio isolato formato da tre vani accostati. Il complesso edilizio doveva comprendere sia vani
adibiti ad attività domestiche e di tipo residenziale, sia ambienti utilizzati per funzioni legate alle attività rustiche.
A distanza di qualche decennio, viene avviata la costruzione di un complesso più ampio, forse dotato anche di
una parte residenziale. La datazione di questa fase edilizia è riferita ad un orizzonte cronologico compreso entro
la prima metà del I secolo d. C..
Tra il III e IV secolo la villa subisce profonde trasformazioni ed è interessata da un incendio, presumibilmente
nel IV secolo. E’ probabile che anche dopo l’incendio il complesso abbia continuato ad essere frequentato, come
confermato dal ritrovamento di alcune monete dell’età di Costantino II (336 d. C.) e di Costanzo II (350-361 d. C.).
La villa era certamente il centro direzionale delle attività economiche connesse allo sfruttamento dei fondi
agricoli. Tra i materiali rinvenuti nello scavo dell’insediamento rustico, spicca un’olla in ceramica depurata con un
graffito recante l’indicazione del miele.
I frammenti del vaso, insieme con quelli di altri reperti, si trovavano nel terreno riportato per livellare un avvallamento
presente nello spazio aperto situato alle spalle della villa, realizzato probabilmente in una fase iniziale di
frequentazione dell’edificio, sorto in età augustea.
La presenza di un graffito ha indotto a collegare il manufatto a un contesto legato ad un’attività di vendita e di commercio. E’ probabile che il vaso,
riempito di miele prodotto forse in aree vicine, prima di entrare a far parte della dispensa domestica dei consumatori
si trovasse esposto in vendita presso qualche struttura o insediamento esterni alla villa. Non è però escluso che nella stessa azienda agricola, che
doveva collegarsi alla villa di Arcole, si producesse e vendesse miele che, all’occorrenza poteva essere oggetto di
una vendita spicciola, insieme con altri prodotti apicoli, come la cera e la propoli.
A sostenere entrambe le ipotesi sono le testimonianze epigrafiche della tarda età repubblicana-inizi dell’età imperiale, che parlano dei mellarii,
persone il cui mestiere era collegato alla vendita del miele o alla sua produzione e confezionamento.
L’apicultura doveva essere una pratica molto diffusa e sicuramente redditizia; a essa dedicano ampio spazio gli
scrittori di agricoltura come Varrone, Columella, Plinio e Virgilio, dove sono riportate numerose descrizioni circa l’apicoltura e le sue modalità. La
raccolta del miele e altri derivati della produzione delle api erano pertanto strettamente connessa all’attività della
villa rustica. All’interno dell’area occupata da quest’ultima le arnie venivano collocate in aree ben riparate, in particolare nei settori porticati.
L’uso del miele era molto diffuso nel mondo antico. Il suo impiego, durante l’età romana, era generalizzato in ambito
alimentare per le sue proprietà dolcificanti e conservanti, ma le sue qualità erano particolarmente apprezzate anche nel campo della medicina e della cosmesi in generale, nonché, sembra, nelle pratiche funerarie, come ad esempio nell’imbalsamazione dei defunti.
La villa rustica dell’Alzana era dotata di un’area funeraria collocata a nord dell’insediamento, al di là della strada
di accesso alla chiesa. Come già accennato, nella zona antistante la chiesa di Santa Maria dell’Alzana, all’inizio degli
anni Settanta nel corso di alcuni lavori agricoli sono state intaccate alcune tombe a incinerazione. Altri resti funerari
sono stati trovati più recentemente, durante la costruzione di capannoni.