La rete viaria romana nel territorio
I Romani costruirono una capillare e fitta rete stradale (composta di circa 400 grandi strade) che percorreva l’Italia e tutto l’impero per una lunghezza calcolata intorno agli 80.000 chilometri, costituendone l’ossatura vitale e indispensabile per la coesione politica e amministrativa.
Il sistema viario romano, organico ed efficiente frutto di un’ingegneria di alto livello, rispondeva in pieno alle esigenze per
cui era stato creato. Le funzioni principali erano in origine connesse con le necessità militari e strategiche, allo scopo di rifornire
le guarnigioni stanziate nella penisola e di facilitare il rapido spostamento delle truppe. Dell’importanza della rete viaria ne erano ben consapevoli i Romani, per questo motivo la costruzione e il mantenimento delle strade furono sempre oggetto di estrema attenzione da parte del
governo e sottoposte alla responsabilità di magistrati che erano investiti anche di poteri militari. Tutte le strade seguirono le tappe dello sviluppo della penetrazione e dell’occupazione di terre da parte di Roma, ne segnarono anzi la presa di possesso e furono condizione indispensabile
all’invio di coloni ed alla riorganizzazione territoriale ed amministrativa dei nuovi territori, rispondendo a una precisa strategia
militare e politica. La rete stradale nacque e si sviluppò nell’arco di un millennio, dal V secolo a. C. al V secolo d. C.. Essa continuò ad esistere
anche dopo la caduta dell’Impero, tanto da rappresentare una delle eredità più cospicue che Roma ci ha lasciato, visto che ancor oggi molte delle strade ricalcano gli stessi percorsi delle vie romane.
La fondazione della colonia di Aquileia determinò la realizzazione, tra il 175 ed il 131 a.C., di una razionale rete viaria, con funzione di collegamento ma anche di controllo militare del territorio Veneto.
Opere che dovettero comportare massicci espropri di terreni, pesanti servitù viarie, mutazioni confinarie e lavori di manutenzione, presumibilmente affidate all’esercito che nel frattempo ne garantiva la sicurezza.
Di considerevole importanza per il nostro territorio fu la costruzione di due grandi arterie: la Via Postumia a nord e la Via Imperiale (o Porcilana) a sud. Tra le due quella che ebbe maggior importanza per il territorio arcolese fu, senza dubbio, la Via Imperiale.
Con la denominazione di Imperialis o Porcilana fu indicata, sino agli inizi del Novecento, una strada, in parte ancora oggi esistente, che attraversava le campagne veronesi in direzione del territorio montagnanese, con un percorso che partiva dalla via Postumia, all’altezza di San Martino Buon Albergo e giungeva a Montagnana, dove s’innestava nell’Emilia Altinate. La via Imperiale, realizzata presumibilmente nella seconda metà del
I secolo a. C, s’inserì in un più ampio sistema viario e si proponeva non tanto come strada vicinale limitata a collegamenti di
breve entità, ma come un’arteria veloce che faceva parte di un sistema di lunghi percorsi realizzati nell’ottica di una più
vasta pianificazione.
La strada doveva assolvere a due precise funzioni: strategico - militare, consentendo un rapido spostamento delle truppe
per il controllo sia sul territorio che sull’Adige e commerciale per il trasporto di merci e persone tra Verona ed Ateste.
I Romani costruirono una capillare e fitta rete stradale (composta di circa 400 grandi strade) che percorreva l’Italia e tutto l’impero per una lunghezza calcolata intorno agli 80.000 chilometri, costituendone l’ossatura vitale e indispensabile per la coesione politica e amministrativa.
Il sistema viario romano, organico ed efficiente frutto di un’ingegneria di alto livello, rispondeva in pieno alle esigenze per
cui era stato creato. Le funzioni principali erano in origine connesse con le necessità militari e strategiche, allo scopo di rifornire
le guarnigioni stanziate nella penisola e di facilitare il rapido spostamento delle truppe. Dell’importanza della rete viaria ne erano ben consapevoli i Romani, per questo motivo la costruzione e il mantenimento delle strade furono sempre oggetto di estrema attenzione da parte del
governo e sottoposte alla responsabilità di magistrati che erano investiti anche di poteri militari. Tutte le strade seguirono le tappe dello sviluppo della penetrazione e dell’occupazione di terre da parte di Roma, ne segnarono anzi la presa di possesso e furono condizione indispensabile
all’invio di coloni ed alla riorganizzazione territoriale ed amministrativa dei nuovi territori, rispondendo a una precisa strategia
militare e politica. La rete stradale nacque e si sviluppò nell’arco di un millennio, dal V secolo a. C. al V secolo d. C.. Essa continuò ad esistere
anche dopo la caduta dell’Impero, tanto da rappresentare una delle eredità più cospicue che Roma ci ha lasciato, visto che ancor oggi molte delle strade ricalcano gli stessi percorsi delle vie romane.
La fondazione della colonia di Aquileia determinò la realizzazione, tra il 175 ed il 131 a.C., di una razionale rete viaria, con funzione di collegamento ma anche di controllo militare del territorio Veneto.
Opere che dovettero comportare massicci espropri di terreni, pesanti servitù viarie, mutazioni confinarie e lavori di manutenzione, presumibilmente affidate all’esercito che nel frattempo ne garantiva la sicurezza.
Di considerevole importanza per il nostro territorio fu la costruzione di due grandi arterie: la Via Postumia a nord e la Via Imperiale (o Porcilana) a sud. Tra le due quella che ebbe maggior importanza per il territorio arcolese fu, senza dubbio, la Via Imperiale.
Con la denominazione di Imperialis o Porcilana fu indicata, sino agli inizi del Novecento, una strada, in parte ancora oggi esistente, che attraversava le campagne veronesi in direzione del territorio montagnanese, con un percorso che partiva dalla via Postumia, all’altezza di San Martino Buon Albergo e giungeva a Montagnana, dove s’innestava nell’Emilia Altinate. La via Imperiale, realizzata presumibilmente nella seconda metà del
I secolo a. C, s’inserì in un più ampio sistema viario e si proponeva non tanto come strada vicinale limitata a collegamenti di
breve entità, ma come un’arteria veloce che faceva parte di un sistema di lunghi percorsi realizzati nell’ottica di una più
vasta pianificazione.
La strada doveva assolvere a due precise funzioni: strategico - militare, consentendo un rapido spostamento delle truppe
per il controllo sia sul territorio che sull’Adige e commerciale per il trasporto di merci e persone tra Verona ed Ateste.