La Valle Zerpana
Il comprensorio della Zerpa comprende totalmente il territorio del comune di Belfiore, e parzialmente quello di Arcole e San Bonifacio (alla destra dell'Alpone), Soave, Colognola ai Colli, Caldiero e Zevio.
Il toponimo deriva dal latino "scirpus", giunco, canna palustre. Infatti, sino ai primi decenni del Novecento, in questa località vi era una vasta e secolare palude, ricoperta di giunchi.
Alla fine dell'ultima grande espansione glaciale (successivamente ai 18.000 anni fa), a seguito di mutazioni delle condizioni climatiche e tettoniche, la pianura veronese subì un'altra profonda trasformazione, i cui effetti si notano ancor oggi.
Infatti, dalla Chiusa di Ceraino fino al territorio di Arcole, un antico corso dell'Adige determinò varie fasi erosive a meandri, che incise i depositi atesini del "conoide antico dell'Adige", deviando progressivamente a sud e creando così un piano ribassato chiamato "piano di divagazione dell'Adige".
Il graduale abbassamento del piano in cui scorreva il fiume, ha determinato ripide scarpate di erosione. Osservando il luogo si nota infatti che il centro abitato di arcole si stende ai margini di un vasto terrazzo sabbioso, rilevato anche di 5-6 metri rispetto al piano dove scorre l'Alpone e gli altri corsi d'acqua e circoscritto da profonde scarpate semicircolari e a gradinata. Queste scarpate, che delimitano le anse erosive e rappresentano le prime fasi dell'incisione a meandri dell'Adige, sono ben visibili da Via Cora sino alla chiesa di Santa Maria dell'Alzana, passando per il centro di Arcole e via Molinazzo.
La spaventosa piena del 1882 dimostrò che questa ampia , lunga e curva valle alluvionale, segnò per sempre i confini dell'Adige, perchè contenne le sue fiumane, anche le più tumultuose dei periodi di alluvionamento.
La vasta depressione che tutt'oggi si stende dalle scarpate a gradinata fino ai limiti di Belfiore, è evidentissima e consistente nonostante i numerosi interventi di bonifica eseguiti nel corso dei secoli.
Nella Valfonda e Valle Poggi, la quota del terreno è posta pressochè costantemente a m. 23 sul l.m., mentre l'abitato di Belfiore è posto a m. 26, quello di Arcole a m. 27 sul l.m..
L'area particolarmente depressa della Zerpa e Valfonda, posta all'ingresso del piano di divagazione dell'Adige, condizionò il percorso fluviale dei torrenti lessinei, in particolare il Tramigna e l'Alpone, allo sbocco delle rispettive valli. Lo sbarramento, posto allo sbocco di queste valli nella pianura ad opera dell'alluvionamento atesino, comportò una difficoltà di smaltimento delle acque provenienti da nord e fenomeni di sovralluvionamento, alvei pensili e aree palustri.
A seguito dell'erosione dell'Adige, localizzata tra Villabella e Villanova di san Bonifacio, le acque superficiali intravallive della Lessinia orientale, che prima defluivano non regolarmente verso sud, ristagnando nelle aree tra Soave e Monteforte d'Alpone, trovarono una facile via di deflusso, dando origine all'attuale assetto del reticolo fluviale.
Quest'area è oggi caratterizzata da una fitta rete idrografica, costituita principalmente dai torrenti tramigna e Alpone, oltre che da numerosi scoli, fossi e canali, più o meno antichi quali il Masera, il Drizzagno, il dugal Fontane, la fossa Serega, la Fossalunga.
La natura del suolo, determinata dai depositi fluviali della "pianura alluvionale recente", presenta oggi una consistenza superficiale composta da limo dal tipico colore rossastro, depositato a seguito delle periodiche "colmate" dei torrenti lessinei, ed un fondo sottostante prevalentemente argilloso e torboso dal colore nerastro. Questo, di consistente spessore, ha una scarsa permeabilità e ciò rende comprensibile la conseguente persistenza secolare della palude ora bonificata.
Queste caratteristiche erano particolarmente favorevoli alla coltivazione del riso e delle colture tipiche delle zone umide.
Il comprensorio della Zerpa comprende totalmente il territorio del comune di Belfiore, e parzialmente quello di Arcole e San Bonifacio (alla destra dell'Alpone), Soave, Colognola ai Colli, Caldiero e Zevio.
Il toponimo deriva dal latino "scirpus", giunco, canna palustre. Infatti, sino ai primi decenni del Novecento, in questa località vi era una vasta e secolare palude, ricoperta di giunchi.
Alla fine dell'ultima grande espansione glaciale (successivamente ai 18.000 anni fa), a seguito di mutazioni delle condizioni climatiche e tettoniche, la pianura veronese subì un'altra profonda trasformazione, i cui effetti si notano ancor oggi.
Infatti, dalla Chiusa di Ceraino fino al territorio di Arcole, un antico corso dell'Adige determinò varie fasi erosive a meandri, che incise i depositi atesini del "conoide antico dell'Adige", deviando progressivamente a sud e creando così un piano ribassato chiamato "piano di divagazione dell'Adige".
Il graduale abbassamento del piano in cui scorreva il fiume, ha determinato ripide scarpate di erosione. Osservando il luogo si nota infatti che il centro abitato di arcole si stende ai margini di un vasto terrazzo sabbioso, rilevato anche di 5-6 metri rispetto al piano dove scorre l'Alpone e gli altri corsi d'acqua e circoscritto da profonde scarpate semicircolari e a gradinata. Queste scarpate, che delimitano le anse erosive e rappresentano le prime fasi dell'incisione a meandri dell'Adige, sono ben visibili da Via Cora sino alla chiesa di Santa Maria dell'Alzana, passando per il centro di Arcole e via Molinazzo.
La spaventosa piena del 1882 dimostrò che questa ampia , lunga e curva valle alluvionale, segnò per sempre i confini dell'Adige, perchè contenne le sue fiumane, anche le più tumultuose dei periodi di alluvionamento.
La vasta depressione che tutt'oggi si stende dalle scarpate a gradinata fino ai limiti di Belfiore, è evidentissima e consistente nonostante i numerosi interventi di bonifica eseguiti nel corso dei secoli.
Nella Valfonda e Valle Poggi, la quota del terreno è posta pressochè costantemente a m. 23 sul l.m., mentre l'abitato di Belfiore è posto a m. 26, quello di Arcole a m. 27 sul l.m..
L'area particolarmente depressa della Zerpa e Valfonda, posta all'ingresso del piano di divagazione dell'Adige, condizionò il percorso fluviale dei torrenti lessinei, in particolare il Tramigna e l'Alpone, allo sbocco delle rispettive valli. Lo sbarramento, posto allo sbocco di queste valli nella pianura ad opera dell'alluvionamento atesino, comportò una difficoltà di smaltimento delle acque provenienti da nord e fenomeni di sovralluvionamento, alvei pensili e aree palustri.
A seguito dell'erosione dell'Adige, localizzata tra Villabella e Villanova di san Bonifacio, le acque superficiali intravallive della Lessinia orientale, che prima defluivano non regolarmente verso sud, ristagnando nelle aree tra Soave e Monteforte d'Alpone, trovarono una facile via di deflusso, dando origine all'attuale assetto del reticolo fluviale.
Quest'area è oggi caratterizzata da una fitta rete idrografica, costituita principalmente dai torrenti tramigna e Alpone, oltre che da numerosi scoli, fossi e canali, più o meno antichi quali il Masera, il Drizzagno, il dugal Fontane, la fossa Serega, la Fossalunga.
La natura del suolo, determinata dai depositi fluviali della "pianura alluvionale recente", presenta oggi una consistenza superficiale composta da limo dal tipico colore rossastro, depositato a seguito delle periodiche "colmate" dei torrenti lessinei, ed un fondo sottostante prevalentemente argilloso e torboso dal colore nerastro. Questo, di consistente spessore, ha una scarsa permeabilità e ciò rende comprensibile la conseguente persistenza secolare della palude ora bonificata.
Queste caratteristiche erano particolarmente favorevoli alla coltivazione del riso e delle colture tipiche delle zone umide.