Oratorio di S. Antonio da Padova
Situato in via Nuova, l’oratorio dedicato a S. Antonio da Padova fu costruito per opera di don Luigi Rossi, arciprete di Arcole, dopo che egli acquistò, nel 1896, alcune case dalla famiglia Coppi per destinarle ad asilo infantile e casa di riposo. A lato di questi costruì, con l’aiuto della popolazione, la piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova. La chiesa oltre a servire all’annesso Asilo e Casa di riposo, era utilizzata nei giorni festivi per le Sacre Funzioni dei fanciulli.
Il sacello, progettato da Padovani Agostino di Arcole, si rispecchia nello stile neogotico, imperante alla fine dell’Ottocento. Misura 11 m di lunghezza per 8 di larghezza ed è costituito da tre navate con piccola abside in quella centrale.
Inizialmente fu costruita la sola navata centrale, lasciata allo stato grezzo, senza porte ed imposte, per mancanza di fondi.
Nel 1911 don Ettore Zanuso, successore di don Rossi, completava l’opera, aprendola poi al culto.
La chiesa, nel 1927, fu ampliata a spese degli ex combattenti i quali, alla loro partenza per la grande guerra, avevano fatto voto di restaurarlo ove fossero ritornati incolumi. Don Antonio Marcante fece quindi ingrandire la chiesa, con la costruzione di due navate laterali, su progetto dell’arch. Ferruccio Chemello e sotto la direzione dell’ing. Livio Martinelli.
Il piccolo presbiterio, rialzato di un gradino, venne chiuso da una elegante balaustra in marmo biancone di S. Ambrogio di Valpolicella. Nell’abside, sopra due gradini in marmo rosso Verona, fu posto un elegante altarino in marmo bianco carneo (su progetto dell’ing. Chemello) con relativo tabernacolo. Dietro ad esso si elevava il piedestallo che reggeva la statua del Santo in cartone romano. Tutte queste opere furono disposte ed eseguite dall’ing. Zanni di S. Ambrogio di Valpolicella.
Nel 1927 Alessandro Zenatello fu incaricato dall’arciprete di Arcole don Marcante di affrescare l’interno della chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova, nella quale erano in corsi lavori di completamento ed ampliamento. L’artista impostò la decorazione “con belle armonie di colori e genialità di composizione”, sulla base delle caratteristiche costruttive della chiesa.
L’opera pittorica, da lui composta e descritta da don Penzo, era così composta:
il muricciolo agreste dell’abside, in mezzo a vasi di candidi fiori, raccoglieva una devota Sacra Famiglia; due lunette delle navi laterali era dipinta la scena dell’Annunciazione di sapore cinquecentesco; nel soffitto a cielo stellato, diviso in comparti, sorrideva una grande allegoria della Speranza; i vetri non istoriati, ma colorati, recavano le figure dei Santi: Francesco d’Assisi, Teresa del Bambin Gesù, Luigi Gonzaga ed Agnese. Dagli archi laterali e dai lati dell’altare pendevano sei lampade in ferro battuto in piena armonia di stile.
Nel 1982, a seguito dei lavori di ristrutturazione dell’edificio per la trasformazione in museo napoleonico (inaugurato nel 1984), gli affreschi furono coperti da una tappezzeria in stoffa, il soffitto affrescato fu demolito e sostituito da una soletta in latero-cemento, i vetri, dipinti con figure di Santi, furono sostituiti con serramenti in alluminio e semplici vetri.
Situato in via Nuova, l’oratorio dedicato a S. Antonio da Padova fu costruito per opera di don Luigi Rossi, arciprete di Arcole, dopo che egli acquistò, nel 1896, alcune case dalla famiglia Coppi per destinarle ad asilo infantile e casa di riposo. A lato di questi costruì, con l’aiuto della popolazione, la piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova. La chiesa oltre a servire all’annesso Asilo e Casa di riposo, era utilizzata nei giorni festivi per le Sacre Funzioni dei fanciulli.
Il sacello, progettato da Padovani Agostino di Arcole, si rispecchia nello stile neogotico, imperante alla fine dell’Ottocento. Misura 11 m di lunghezza per 8 di larghezza ed è costituito da tre navate con piccola abside in quella centrale.
Inizialmente fu costruita la sola navata centrale, lasciata allo stato grezzo, senza porte ed imposte, per mancanza di fondi.
Nel 1911 don Ettore Zanuso, successore di don Rossi, completava l’opera, aprendola poi al culto.
La chiesa, nel 1927, fu ampliata a spese degli ex combattenti i quali, alla loro partenza per la grande guerra, avevano fatto voto di restaurarlo ove fossero ritornati incolumi. Don Antonio Marcante fece quindi ingrandire la chiesa, con la costruzione di due navate laterali, su progetto dell’arch. Ferruccio Chemello e sotto la direzione dell’ing. Livio Martinelli.
Il piccolo presbiterio, rialzato di un gradino, venne chiuso da una elegante balaustra in marmo biancone di S. Ambrogio di Valpolicella. Nell’abside, sopra due gradini in marmo rosso Verona, fu posto un elegante altarino in marmo bianco carneo (su progetto dell’ing. Chemello) con relativo tabernacolo. Dietro ad esso si elevava il piedestallo che reggeva la statua del Santo in cartone romano. Tutte queste opere furono disposte ed eseguite dall’ing. Zanni di S. Ambrogio di Valpolicella.
Nel 1927 Alessandro Zenatello fu incaricato dall’arciprete di Arcole don Marcante di affrescare l’interno della chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova, nella quale erano in corsi lavori di completamento ed ampliamento. L’artista impostò la decorazione “con belle armonie di colori e genialità di composizione”, sulla base delle caratteristiche costruttive della chiesa.
L’opera pittorica, da lui composta e descritta da don Penzo, era così composta:
il muricciolo agreste dell’abside, in mezzo a vasi di candidi fiori, raccoglieva una devota Sacra Famiglia; due lunette delle navi laterali era dipinta la scena dell’Annunciazione di sapore cinquecentesco; nel soffitto a cielo stellato, diviso in comparti, sorrideva una grande allegoria della Speranza; i vetri non istoriati, ma colorati, recavano le figure dei Santi: Francesco d’Assisi, Teresa del Bambin Gesù, Luigi Gonzaga ed Agnese. Dagli archi laterali e dai lati dell’altare pendevano sei lampade in ferro battuto in piena armonia di stile.
Nel 1982, a seguito dei lavori di ristrutturazione dell’edificio per la trasformazione in museo napoleonico (inaugurato nel 1984), gli affreschi furono coperti da una tappezzeria in stoffa, il soffitto affrescato fu demolito e sostituito da una soletta in latero-cemento, i vetri, dipinti con figure di Santi, furono sostituiti con serramenti in alluminio e semplici vetri.