La realizzazione del monumento ai caduti
Il 25 gennaio del 1927 venne stipulato un contratto tra il “Comitato per il Parco della Rimembranza e monumento” e Vittorio di Colbertaldo. Lo scultore si obbligava di consegnare al Comitato, entro il 24 maggio 1927, il monumento con antenna, in “conformità al bozzetto presentato e nelle misure precise dello stesso, confezionato e modellato a per-fetta regola d’arte in marmo di S. Ambrogio con le Vittorie in bronzo”. I lavori per la realizzazione del monumento non proseguirono però come previsto, con evidenti ritardi nella consegna prevista per il 24 maggio dello stesso anno.
Il 29 luglio 1927 venne stipulato un nuovo contratto integrativo, tra alcuni membri del comitato ed il Colbertaldo, che obbligava lo scultore ad ultimare il monumento per il giorno 10 settembre 1927. Il monumento venne finalmente eretto nel settembre del 1927. In questo periodo il Colbertaldo e gli operai trovarono vitto ed alloggio presso la ditta Tecchio Antonio.
Un anno dopo, il 28 ottobre 1928, avvenne l’inaugurazione del monumento in ricordo dei Caduti e del Parco della Rimembranza. Alle 14,30 le autorità furono accolte presso le locali scuole, da dove partì, alle 15,00, la sfilata verso il Parco della Rimembranza. Alle 15,30 si ebbe lo scoprimento del monumento e il discorso ufficiale fu tenuto dall’avvocato A. Donella.
Il 25 gennaio del 1927 venne stipulato un contratto tra il “Comitato per il Parco della Rimembranza e monumento” e Vittorio di Colbertaldo. Lo scultore si obbligava di consegnare al Comitato, entro il 24 maggio 1927, il monumento con antenna, in “conformità al bozzetto presentato e nelle misure precise dello stesso, confezionato e modellato a per-fetta regola d’arte in marmo di S. Ambrogio con le Vittorie in bronzo”. I lavori per la realizzazione del monumento non proseguirono però come previsto, con evidenti ritardi nella consegna prevista per il 24 maggio dello stesso anno.
Il 29 luglio 1927 venne stipulato un nuovo contratto integrativo, tra alcuni membri del comitato ed il Colbertaldo, che obbligava lo scultore ad ultimare il monumento per il giorno 10 settembre 1927. Il monumento venne finalmente eretto nel settembre del 1927. In questo periodo il Colbertaldo e gli operai trovarono vitto ed alloggio presso la ditta Tecchio Antonio.
Un anno dopo, il 28 ottobre 1928, avvenne l’inaugurazione del monumento in ricordo dei Caduti e del Parco della Rimembranza. Alle 14,30 le autorità furono accolte presso le locali scuole, da dove partì, alle 15,00, la sfilata verso il Parco della Rimembranza. Alle 15,30 si ebbe lo scoprimento del monumento e il discorso ufficiale fu tenuto dall’avvocato A. Donella.
Lo scultore Vittorio di Colbertaldo
Vittorio di Colbertaldo nacque a Forli nel 1902 da antica e nobile famiglia veneta (24).
Compiuti a Verona gli studi classici e l’Accademia di Belle Arti, continuò in questa città la sua formazione artistica fino al 1935.
Il monumento ai Caduti di Arcole, realizzato nel 1928, è probabilmente la sua prima opera pubblica. Nel 1929, per volontà del comitato cittadino “Madonna Verona”, eseguì le sculture che completano la colonna in pietra, databile tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, che si erge sulla “punta” della piazza Erbe di Verona, in direzione di Via Cappello e che racchiude, nell’edicola che la sovrasta, le immagini della Vergine e dei santi Zeno, Pietro Martire e Cristoforo. Nel 1935 si trasferì a Roma, dove este-se la sua attività ed insegnò scultura al Liceo Artistico Statale.
Vittorio di Colbertaldo, operò per molti anni a Roma (dove venne considerato lo scultore del Vaticano) per stabilire infine la sua casa–studio al Salto, frazione di Fondi città, ora gemellata con Dachau (come nota la rivista ro-mana di arte “Interventi”). Tra i vari lavori realizzati dallo scultore si cita la cappella in onore di tutti i caduti italiani nei campi di concentramento, realizzata nel 1955 a Dachau” e consacrata a Maria “Regina Pacis”; la realizzazione nel 1956 di tre bassorilievi che rappresentano le figure della Giustizia, affiancata dalla Legge e dalla Forza, la condanna di Caino e la cacciata di Adamo ed Eva, del nuovo palazzo di giustizia di Bolzano. A Verona, il 13 giugno 1964, venne inaugurato il Santuario di Nostra Signora di Lourdes, dove sono presenti, fra i tesori d’arte, i quindici bassorilievi dei Misteri del Santo Rosario dello scultore Vittorio di Colbertaldo e le tele pregiate del professor Aronne Del Vecchio, che adornano l’interno del Santuario. Pur continuando a lavorare a produrre per sé stesso, Vittorio di Colbertaldo si dedicò a grandi opere monumentali, collocate in quattro continenti, dalle quali derivò la sua fama internazionale, che rappresentano delle vere e proprie pietre miliari del genere. Egli realizzò i due monumenti a Cristoforo Colombo a Miami e a San Francisco negli Stati Uniti, la statua equestre del Principe Diponegoro, eretta a Djakart, in Indonesia nel 1967, il monumento al Duca Amedeo d’Aosta all’Aeroporto di Gorizia, quello al Presidente Karame a Tripoli nel Libano, il Monumento ai Paracadutisti d’Italia a Viterbo, quel-lo dedicato a Jan Palach, inaugurato a Roma nel 1970. Ultimo da lui realizzato è il Monumento ai Marinai a Taranto nel 1973.
Altrettanto apprezzate da critici e collezionisti furono anche le sculture da cavalletto, opere di minor mole eseguite d’istinto, seguendo una ispirazione improvvisa, oppure realizzate su commissione. Fu un attento e assiduo utilizzatore della fotografia come strumento di lavoro. Ne sono testimonianza le migliaia di immagini relative a tutte le fasi di ideazione e realizzazione delle sue opere.
Questa sua attività è illustrata nel libro «I Monumenti e l’Uomo», scritto da lui stesso e presentato da Camillo Pellizzi (edizione Del Duca 1970).
Nel 1970 il Museo di Roma «Palazzo Braschi », inaugurò le nuove sale per l’Arte moderna con una sua mostra personale di 32 piccole sculture in bronzo. Alla Wiener Secession, nel ’72, presentato da Carlo Belli e Alfred Schmeller, espose 28 opere, pezzi unici modellati direttamente in cera. Tutte le sculture di Vittorio di Colbertaldo esprimono i suoi sentimenti più forti e radicati: l’amore per l’Italia e per chi seppe onorarla, il profondo rispetto di un laico nei confronti della religione, l’aspirazione alla libertà che, nella sua scultura, trova forse la massima espressione nel movimento. Morì a Verona nel 1979. Nel 1980 l’Ente Premi Roma gli dedicò una mostra antologica a Palazzo Barberini.
Vittorio di Colbertaldo nacque a Forli nel 1902 da antica e nobile famiglia veneta (24).
Compiuti a Verona gli studi classici e l’Accademia di Belle Arti, continuò in questa città la sua formazione artistica fino al 1935.
Il monumento ai Caduti di Arcole, realizzato nel 1928, è probabilmente la sua prima opera pubblica. Nel 1929, per volontà del comitato cittadino “Madonna Verona”, eseguì le sculture che completano la colonna in pietra, databile tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, che si erge sulla “punta” della piazza Erbe di Verona, in direzione di Via Cappello e che racchiude, nell’edicola che la sovrasta, le immagini della Vergine e dei santi Zeno, Pietro Martire e Cristoforo. Nel 1935 si trasferì a Roma, dove este-se la sua attività ed insegnò scultura al Liceo Artistico Statale.
Vittorio di Colbertaldo, operò per molti anni a Roma (dove venne considerato lo scultore del Vaticano) per stabilire infine la sua casa–studio al Salto, frazione di Fondi città, ora gemellata con Dachau (come nota la rivista ro-mana di arte “Interventi”). Tra i vari lavori realizzati dallo scultore si cita la cappella in onore di tutti i caduti italiani nei campi di concentramento, realizzata nel 1955 a Dachau” e consacrata a Maria “Regina Pacis”; la realizzazione nel 1956 di tre bassorilievi che rappresentano le figure della Giustizia, affiancata dalla Legge e dalla Forza, la condanna di Caino e la cacciata di Adamo ed Eva, del nuovo palazzo di giustizia di Bolzano. A Verona, il 13 giugno 1964, venne inaugurato il Santuario di Nostra Signora di Lourdes, dove sono presenti, fra i tesori d’arte, i quindici bassorilievi dei Misteri del Santo Rosario dello scultore Vittorio di Colbertaldo e le tele pregiate del professor Aronne Del Vecchio, che adornano l’interno del Santuario. Pur continuando a lavorare a produrre per sé stesso, Vittorio di Colbertaldo si dedicò a grandi opere monumentali, collocate in quattro continenti, dalle quali derivò la sua fama internazionale, che rappresentano delle vere e proprie pietre miliari del genere. Egli realizzò i due monumenti a Cristoforo Colombo a Miami e a San Francisco negli Stati Uniti, la statua equestre del Principe Diponegoro, eretta a Djakart, in Indonesia nel 1967, il monumento al Duca Amedeo d’Aosta all’Aeroporto di Gorizia, quello al Presidente Karame a Tripoli nel Libano, il Monumento ai Paracadutisti d’Italia a Viterbo, quel-lo dedicato a Jan Palach, inaugurato a Roma nel 1970. Ultimo da lui realizzato è il Monumento ai Marinai a Taranto nel 1973.
Altrettanto apprezzate da critici e collezionisti furono anche le sculture da cavalletto, opere di minor mole eseguite d’istinto, seguendo una ispirazione improvvisa, oppure realizzate su commissione. Fu un attento e assiduo utilizzatore della fotografia come strumento di lavoro. Ne sono testimonianza le migliaia di immagini relative a tutte le fasi di ideazione e realizzazione delle sue opere.
Questa sua attività è illustrata nel libro «I Monumenti e l’Uomo», scritto da lui stesso e presentato da Camillo Pellizzi (edizione Del Duca 1970).
Nel 1970 il Museo di Roma «Palazzo Braschi », inaugurò le nuove sale per l’Arte moderna con una sua mostra personale di 32 piccole sculture in bronzo. Alla Wiener Secession, nel ’72, presentato da Carlo Belli e Alfred Schmeller, espose 28 opere, pezzi unici modellati direttamente in cera. Tutte le sculture di Vittorio di Colbertaldo esprimono i suoi sentimenti più forti e radicati: l’amore per l’Italia e per chi seppe onorarla, il profondo rispetto di un laico nei confronti della religione, l’aspirazione alla libertà che, nella sua scultura, trova forse la massima espressione nel movimento. Morì a Verona nel 1979. Nel 1980 l’Ente Premi Roma gli dedicò una mostra antologica a Palazzo Barberini.