Le prime tracce dell'uomo
E’ noto che le sponde del fiume Adige e dei torrenti Alpone e Tramigna, sono state abitate senza interruzione per diverse migliaia di anni. Le loro acque hanno rappresentato da sempre fonte di cibo e di sicurezza per l’uomo, cosicché egli insediò i propri villaggi nei pressi di questi
corsi d’acqua, nonostante il pericolo di alluvioni.
Le ragioni principali per le quali l’area arcolese è stata interessata fin da tempi molto antichi dall’insediamento dell’uomo, risiedono principalmente nella posizione rilevata del terreno, sufficientemente al sicuro da possibili inondazioni, e nelle sue buone condizioni di drenaggio, dovute all’elevato contenuto di sabbia dell’Adige e quindi a un sottosuolo a più basso contenuto di umidità. Si nota, infatti, che tutto il territorio, compreso tra
l’Alpone e il Togna, sia ancor oggi formato in superficie dall’antico conoide dell’Adige, prevalentemente sabbioso e ghiaioso,
sul quale non vi è sovrapposizione di strati alluvionali di origine lessinea. La posizione dominante di questi terreni,
rispetto alla pianura circostante, ne ha fatto dunque il luogo più adatto per gli insediamenti umani. Luoghi come le
Motte di Gazzolo, le Marezzane, l’Alzana, ed il centro di Arcole, posti sul limite del terrazzamento o su dossi sabbiosi, furono sicuramente utilizzati come aree abitabili sin dalla preistoria. Si nota inoltre che le principali vie di comunicazione, che collegano i vari centri, si snodano seguendo
l’allineamento dei dossi. Le prime tracce della presenza umana nel nostro territorio risalgono al periodo Neolitico, quando le condizioni climatiche, segnate dal grande freddo dell’ultima glaciazione fino a cinquemila anni prima erano notevolmente migliorate sino a divenire
quelle tipiche del clima mediterraneo. La vegetazione si era sviluppata ed estesa sia in pianura sia sui versanti delle zone collinari. La pianura alternava alle
aree di foresta quelle coperte da boschi molto estesi, formati soprattutto da querce, olmi, tigli, noccioli, pioppi, salici e frassini,
oppure altre zone sulle quali crescevano rigogliose erbe e arbusti, alternate a zone paludose.
Intorno al 3500 a.C., fiorirono, in una vasta area geografica che andava dall’attuale Iran all’Europa sud-orientale dei Balcani,
le prime civiltà eneolitiche, che influenzarono le popolazioni già stanziate in Europa, mediante l’intensificazione dei
commerci di materie prime e di manufatti.
Questa nuova gente eneolitica, che s’insediò nella nostra zona, viene dai più inligure, chiamata poi euganea sarebbe sopravvissuta a lungo in mezzo alle successive popolazioni italiche, umbre e venete.
La loro presenza nel nostro territorio è testimoniata dai resti di un’industria litica detta “campignana”, ritrovati in alcune stazioni e costituiti da grossolani strumenti di selce, raschiatoi e bulini, lame di pugnale, punte di lancia e freccia. Fra questi emerge una splendida lama di pugnale
ritrovata a Soave, punte di freccia ad alette scoperte nei pressi del confine tra i comuni di San Bonifacio e Lonigo, altre ancora sono state ritrovate in località Canova (San Gregorio di Veronella), a Pressana, Baldaria di Cologna Veneta, Bernardine di Coriano e infine delle punte di selce sono state rinvenute casualmente nel 1982 ad Arcole, in Via Borgoletto.
E’ noto che le sponde del fiume Adige e dei torrenti Alpone e Tramigna, sono state abitate senza interruzione per diverse migliaia di anni. Le loro acque hanno rappresentato da sempre fonte di cibo e di sicurezza per l’uomo, cosicché egli insediò i propri villaggi nei pressi di questi
corsi d’acqua, nonostante il pericolo di alluvioni.
Le ragioni principali per le quali l’area arcolese è stata interessata fin da tempi molto antichi dall’insediamento dell’uomo, risiedono principalmente nella posizione rilevata del terreno, sufficientemente al sicuro da possibili inondazioni, e nelle sue buone condizioni di drenaggio, dovute all’elevato contenuto di sabbia dell’Adige e quindi a un sottosuolo a più basso contenuto di umidità. Si nota, infatti, che tutto il territorio, compreso tra
l’Alpone e il Togna, sia ancor oggi formato in superficie dall’antico conoide dell’Adige, prevalentemente sabbioso e ghiaioso,
sul quale non vi è sovrapposizione di strati alluvionali di origine lessinea. La posizione dominante di questi terreni,
rispetto alla pianura circostante, ne ha fatto dunque il luogo più adatto per gli insediamenti umani. Luoghi come le
Motte di Gazzolo, le Marezzane, l’Alzana, ed il centro di Arcole, posti sul limite del terrazzamento o su dossi sabbiosi, furono sicuramente utilizzati come aree abitabili sin dalla preistoria. Si nota inoltre che le principali vie di comunicazione, che collegano i vari centri, si snodano seguendo
l’allineamento dei dossi. Le prime tracce della presenza umana nel nostro territorio risalgono al periodo Neolitico, quando le condizioni climatiche, segnate dal grande freddo dell’ultima glaciazione fino a cinquemila anni prima erano notevolmente migliorate sino a divenire
quelle tipiche del clima mediterraneo. La vegetazione si era sviluppata ed estesa sia in pianura sia sui versanti delle zone collinari. La pianura alternava alle
aree di foresta quelle coperte da boschi molto estesi, formati soprattutto da querce, olmi, tigli, noccioli, pioppi, salici e frassini,
oppure altre zone sulle quali crescevano rigogliose erbe e arbusti, alternate a zone paludose.
Intorno al 3500 a.C., fiorirono, in una vasta area geografica che andava dall’attuale Iran all’Europa sud-orientale dei Balcani,
le prime civiltà eneolitiche, che influenzarono le popolazioni già stanziate in Europa, mediante l’intensificazione dei
commerci di materie prime e di manufatti.
Questa nuova gente eneolitica, che s’insediò nella nostra zona, viene dai più inligure, chiamata poi euganea sarebbe sopravvissuta a lungo in mezzo alle successive popolazioni italiche, umbre e venete.
La loro presenza nel nostro territorio è testimoniata dai resti di un’industria litica detta “campignana”, ritrovati in alcune stazioni e costituiti da grossolani strumenti di selce, raschiatoi e bulini, lame di pugnale, punte di lancia e freccia. Fra questi emerge una splendida lama di pugnale
ritrovata a Soave, punte di freccia ad alette scoperte nei pressi del confine tra i comuni di San Bonifacio e Lonigo, altre ancora sono state ritrovate in località Canova (San Gregorio di Veronella), a Pressana, Baldaria di Cologna Veneta, Bernardine di Coriano e infine delle punte di selce sono state rinvenute casualmente nel 1982 ad Arcole, in Via Borgoletto.